Se sarà disastro, sarà disastro annunciato. Per un 'gap' tutto italiano da 26 milioni di euro potrebbe tra breve chiudere il tunnel del Gran San Bernardo che unisce Valle d'Aosta e Valais ovvero Italia e Svizzera.
Quando, lo scorso ottobre, il presidente svizzero Alain Berset e la premier Giorgia Meloni si sono incontrati al vertice della Comunità politica europea a Granada, in Spagna, hanno discusso, secondo una breve nota della Presidenza del Consiglio italiana "del proseguimento dei lavori congiunti per la ristrutturazione del Tunnel del Gran San Bernardo". Diversa l'interpretazioni dei vertici di governo elvetici, secondo i quali invece "c'è grande preoccupazione per il tunnel". Tutto risale a sei anni fa: nel 2017 una trave di 300 chilogrammi crollò all'interno del versante italiano della galleria; il traforo viene chiuso al traffico per tre mesi, mentre si procedette alla messa in sicurezza e si avviò il progetto di restauro della soletta di ventilazione. Costo dei lavori: 52 milioni, da dividere fra Italia e Svizzera. La quota italiana non è mai arrivata.
Ieri, lunedì 13 novembre, sulla testata tvsvizzera.it Olivier Français, presidente della società che gestisce la porzione svizzera del tunnel, sul mancato versamento dell'ingente somma ha detto: "Ci battiamo dal 2017. In silenzio, perché siamo discreti, e anche adesso cammino sulle uova. Perché non voglio provocare Roma". La vicenda chiama certamente in causa i Governi italiani che si sono succeduti in sei anni; l'Italia è inadempiente perché non sono mai arrivati i 26 milioni per il cantiere.
Ma c'è di più: ora è necessario rinnovare la concessione per la gestione del tunnel. In caso contrario, ha detto Olivier Français, la prospettiva è catastrofica: "Se la situazione non si sblocca, non ci saranno le condizioni per garantire la sicurezza e saremo costretti a chiudere il tunnel". La galleria è gestita per la parte svizzera dalla Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard SA (TGSB), di cui sono azionisti principali i Cantoni Vaud e Vallese, e il Comune di Losanna. Per l'Italia, ne è responsabile la Società Italiana per il Traforo del San Bernardo Spa (SITRASB), della quale la Regione Valle d'Aosta detiene il 63,50%. Le due società sono, infine, azioniste alla pari della Société Italo-Suisse d'Exploitation SALink esterno (SISEX) che gestisce il tunnel, manutenzione compresa, in base alla concessione firmata dai due Paesi e alle regole stabilite nel 2004 dalla Comunità europea. La convenzione bilaterale scade nel 2034: difficile riuscire a ottenere un credito bancario e nel contempo ammortizzare gli investimenti per i cantieri presenti e a venire.
La Svizzera è pronta a rinnovare l'accordo fino al 2070, l'Italia no. Le carte 'italiane' della convenzione sono finite in qualche ufficio del Parlamento europeo, cui il Governo italiano nel 2022 avrebbe chiesto il nullaosta sulla compatibilità della concessione binazionale con la legislazione UE. Ma nessuno dei vertici Sitrasb (Edi Avoyer è presidente della società dal 2022) sa dove si trovi oggi quel fascicolo e, intervistato ieri da tvsvizzera.it ha detto: "Abbiamo provato molte volte a ottenere questa informazione. Il mio predecessore ha tentato l'impossibile per risolvere il rebus, ma l'approccio romano è diverso da quello svizzero. E l'instabilità dei Governi italiani non aiuta".
E lo stesso ha detto Olivier Français: "Non è sempre facile lavorare a cavallo di questa frontiera. In Svizzera la normativa è più semplice, e paradossalmente da noi un cantiere costa meno. In Italia la cascata di norme complica le cose". Avoyer ha però anche dichiarato che "l'attuale Governo sembrerebbe in cerca di una soluzione" e di aver chiesto all'Esecutivo "un finanziamento-ponte" per rispettare gli oneri economici sui lavori in corso. Se dal Governo non otterrà risposte, la società di gestione italiana del traforo "sarà costretta a rivolgersi al Tribunale amministrativo".