'Anno XIV. Il leone di Giuda, Ercole' (foto sotto) è il titolo del monumento in bronzo alto due metri e 60 centimetri che lo scultore Arturo Martini, fra i protagonisti dell’arte italiana del primo Novecento, presentò alla Triennale di Milano nel 1936 quale raffigurazione simbolica del conflitto che in quegli anni contrapponeva il Regno d’Italia e l’Impero d’Etiopia.
Qualche anno dopo quella monumentale scultura fu acquistata dagli allora gestori del Casino de la Vallée di Saint-Vincent ovvero la Sitav fondata dal conte Carlo Gabriele Cotta, dal Grande Ufficiale Francesco Rivella e all'epoca presieduta (fino alla sua morte) dal Conte Alberto Zorli di Bagnacavallo. Ma le acquisizioni dei tre 'patron' della Casa da gioco valdostana non si limitarono certo a pochi, seppur importanti, capolavori. Negli anni della loro gestione (dalla fine degli anni Quaranta sino ai Settanta e oltre, con diverse vicissitudini e mutazioni della proprietà e delle composizioni societarie) acquistarono decine di opere d'arte di pittori e scultori famosi.
Una pinacoteca di quadri tra i quali spiccano alcuni 'masterpieces' di Mus e Nex, per citare i valdostani più famosi ma non solo: De Pisis, Guttuso (opera a lato), Casorati, Dalì, Mirò, Il Ghirlandaio solo per citarne alcuni oltre a diverse sculture di Moore (foto in basso), Minguzzi, Donini, Marini, Manzù, Martini nonché preziosi tappeti orientali. Una galleria da fare invidia a tante altre in tutta Europa e come mai se ne sono più viste in Valle d'Aosta. Poi, tra aprile e maggio del 1984 la Sitav decise, sotto la direzione di Pietro Conca (che diresse la Casa da gioco dal 1983 al 1988) di organizzare nel Salone dei Congressi del Grand Hotel Billia un corposa asta di opere d'arte di proprietà del Casino: 140 pezzi, tra i quali alcuni capolavori assoluti di pittura e scultura insieme a sedici tappeti di rara fattura e quasi tutti di importanti dimensioni.
Di quell'asta realizzata per conto della Sitav dalla società milanese Finarte di Casimiro Porro fu stampato un catalogo oggi quasi introvabile, che contiene quasi tutte le opere portate in asta.
Recentemente un esperto d'arte che lo ha sfogliato ha stimato in non meno di 60 milioni di euro il valore complessivo dell'asta. Della destinazione delle opere si sa ormai poco o nulla: l'Ercole di Martini, uno dei pezzi certamente più preziosi e costosi della collezione Casino, è al sicuro nelle mura del museo del Castello Gamba. 'Uomini' di Minguzzi è stato per l'appunto restaurato dal Comune di St-Vincent che da tempo ne è proprietario e oggi tornerà alla luce.
Ma di tante altre opere, quadri, sculture e tappeti, non se ne sa più nulla. Furono acquistati da privati in un vortice di 'martelletti' del quale con gli anni si è persa la traccia. Le leggende parlano di operazioni speculative, di acquirenti 'prestanome' e via di questo passo. Ma si sa, la grande arte è spesso accompagnata da leggende. Quel che è certo è che della favolosa pinacoteca del Casino di St-Vincent oggi sono rimasti in mano pubblica davvero pochi - anche se per fortuna importanti - capolavori.