Attualità - 19 dicembre 2023, 10:41

Nasceva ottant'anni fa la Carta delle popolazioni alpine

Nasceva ottant'anni fa la Carta delle popolazioni alpine

Oggi, martedì 19 dicembre, ricorre l'80esimo anniversario della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, firmata a Chivasso da Émile Chanoux e Ernest Page, in rappresentanza dei valdostani, Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Rollier, in rappresentanza delle valli valdesi.

"Una Dichiarazione che vide la luce nella clandestinità, scritta in un contesto drammatico segnato da vent'anni di governo fascista - ricorda il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin -, con un testo incisivo che, nella sua brevità e chiarezza espositiva, indicava una strada da percorrere per uscire dall'oppressione politica, dalla rovina economica, dalla distruzione della cultura locale causata da uno Stato livellatore e accentratore: il federalismo e l'Europa. Un documento rivoluzionario quindi, frutto delle riflessioni di uomini legati alla Resistenza che, nella loro diversità, con coraggio e lungimiranza, hanno fornito una prospettiva comune, un quadro di riferimento condiviso, individuando nel federalismo, nell'autonomia e nell'Europa la forma politico-istituzionale che meglio sapesse coniugare la salvaguardia dei diritti fondamentali con lo sviluppo socio-economico delle comunità alpine, a rischio marginalizzazione".

"La Dichiarazione di Chivasso - conclude il Presidente -  è ancora oggi estremamente attuale e fornisce spunti per una riattualizzazione delle ragioni stesse della nostra autonomia, a partire dallo sviluppo sostenibile. Organizzare una società in modo da consentirle di esistere a lungo termine, facilitando lo sviluppo dell'economia montana nel pieno rispetto del suo patrimonio naturale e culturale, equivale a intravedere le fondamenta di un concetto all'epoca sconosciuto e oggi di crescente centralità, quello di uno sviluppo autenticamente sostenibile che guardi alle generazioni future. Un concetto che le sfide e i cambiamenti attuali ci impongono ormai di fare nostro, obbligandoci a ragionare nella prospettiva della durata".

red.laprimalinea.it

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