"Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso". Cita Nelson Mandela, l'ex Presidente della Giunta ed ex assessore regionale Laurent Viérin, per introdurre oggi giovedì 2 maggio una serie di considerazioni sul suo 'addio' alla competizione elettorale europea.
Riflessioni che indicano - al di là delle necessarie e motivate spiegazioni - come il percorso verso una 'vera' ('vera' perché aggregativa di tutte le componenti) réunion autonomista che molti davano ormai per certa sia in realtà da oggi molto più arduo e per nulla scontato.
"Dopo la nostra rinuncia alla candidatura alle elezioni europee - spiega Viérin - assieme agli altri candidati di 'Federalismo e Autonomie', per mancanza dei presupposti, anche solo minimi, di contenuti condivisi, ai quali non potevamo rinunciare, queste poche righe sono dedicate a tutte le persone che ci sono vicine e che in questo periodo -ma soprattutto in queste ore - ci stanno testimoniando vicinanza, affetto e stima. Poche righe per ribadire -con forza- che ci sono certe situazioni, nella vita come in politica, che vanno affrontate, fino in fondo, con coerenza e determinazione, anche nella rinuncia".
Viérin afferma che "spesso è meglio rinunciare all’obiettivo finale se non si è tranquilli, in pace e coerenza con i propri ideali e princìpi, piuttosto che arrivare a tutti i costi a qualcosa. E per quanto mi riguarda - e per chi mi conosce - questa caratteristica ha, da sempre, contraddistinto il mio agire e le mie azioni, anche in politica".
Questo, per il politico valdostano, "non significa arrendersi, ma semplicemente evitare di cadere in contraddizioni o ipocrisie, che ti possono portare solo a snaturare i princìpi fondamentali del tuo essere, del tuo sentire e agire, e dei progetti che si costruiscono, e ai quali si cerca di dare un senso e dei contenuti.
E solo chi ci mette la faccia lo può capire… al cospetto di chi pensa esclusivamente a rendite di posizione o a calcoli, più o meno ragionati e utilitaristici, prodomo-sua, per il solo proprio tornaconto".
Laurent Viérin ringrazia "innanzitutto chi ha lanciato e sostenuto questa candidatura, 'Pays d’Aoste Souverain' e 'Orgueil Valdôtain' per la grande fiducia riposta in me ed il lavoro fatto, e anche tutte le persone che hanno sostenuto questa candidatura in questo periodo".
E questo, ed è forse il passaggio politico più importante, "malgrado il non appoggio della maggior parte dei movimenti autonomisti della cosiddetta 'Réunion', il che ci ha fatto capire bene la vera natura di certa politica, probabilmente più interessata - malgrado i proclami - a coltivare il mantenimento della propria posizione, piuttosto che a lavorare a progetti comuni con ideali e valori". Parole che suonano come un addio, dunque, da parte di Vierin, alla riunificazione autonomista.
L'esponente politico valdostano ringrazia poi "chi ci ha aiutato a illuminare i prossimi passaggi politici che metteremo in campo nel prossimo futuro, consapevoli che questa esperienza non fa che rafforzare la nostra idea di proseguire nel costruire un progetto politico in Valle in primis, ma anche fuori dai nostri confini".
Un progetto non necessariamente condiviso con altre forze ma che, "ricordando Emile Chanoux e rifacendosi alla dichiarazione di Chivasso e al Manifesto di Ventotene, difenda e tuteli realmente le Minoranze Linguistiche, le differenze culturali e territoriali, anche delle piccole realtà, con particolare riferimento alle tematiche della Montagna e dell’identità Alpina".
E che possa "continuare al di là delle elezioni europee, convinti che nel panorama politico valdostano, in primis, serva un risveglio dall’endrumià che si sta vivendo, per ritornare a parlare di temi e di progetti, di azioni che guardano al futuro e non solo al quotidiano, con una visione e un progetto politico, tornando a princìpi e valori che possano essere da guida per la nostra comunità".