Religio et Fides - 09 giugno 2024, 07:00

Adamo ed Eva si coprono e vengono cacciati dal Paradiso; mosaici, 1143

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

Adamo ed Eva si coprono e vengono cacciati dal Paradiso; mosaici, 1143

Il Signore Dio lo chiamò e gli disse: “Dove sei?”. E’ una delle domande più belle che troviamo nella Bibbia, è nella Genesi, svelandoci in anticipo il fil rouge di tutto il libro sacro: il Signore è innamorato dell’uomo, cerca di instaurare un’amicizia ma non sempre questo accetta. Cosa conduce l’umanità a scappare sovente da Dio e a volersi nascondere? Il sospetto che Lui ce l’abbia con noi e che non siamo degni del suo amore.

E’ raccontato in modo magistrale nella prima lettura: Adamo ed Eva hanno commesso il peccato volendo diventare ciò che non sono e coscienti di quanto compiuto si nascondono e invece Dio compare dicendo: “Dove sei?”. Parole che rivelano che Lui ci ama sempre, anche quando ci allontaniamo dal bene, dalla felicità e ci cerca non per annientarci bensì per riportarci sulla buona strada. Qualcuno potrebbe obiettare: non sembra però che il Signore dimostri molto amore infatti caccia l’uomo e la donna dall’Eden. Occorre precisare che il male compiuto rimane; è come quando ci si taglia e della ferita, per quanto si rimargini, ne resta il segno però io non sono solo quella ferita, io sono di più. La cacciata dal paradiso simboleggia la conseguenza del male ma il Signore non sottrae il suo amore e questo vale anche oggi; tutto ciò che di negativo vediamo nel mondo e che tanto ci scandalizza e ci indigna è frutto dell’uso sbagliato che l’uomo fa della propria libertà.

Gli effetti di queste scelte errate si vedono ma non per questo il Signore si stanca di noi altrimenti ci avrebbe disintegrati già da tempo. La vita umana si svolge anche nel peccato ma non per questo Dio ci dimentica e ci rinnega anzi si accosta a noi e ci dice anche oggi: “Dove sei? Dove vi siete cacciati?” e lo fa per invitarci a tornare alla vera vita, al bene, alla felicità. Spesso ci perdiamo ma Lui è sempre pronto a recuperarci, non si arrende mai e noi non dobbiamo arrenderci dubitando della sua bontà.

Leggendo il brano tratto dalla Genesi notiamo che il Signore non maledice Adamo ed Eva bensì il diavolo cioè il serpente, solo lui è il male per definizione e gli viene detto: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa”, parole che rivelano che l’umanità è sì immersa nel male ma può ribellarsi a esso, ne ha la capacità. C’è un passaggio che non è riportato nel brano ma che si trova qualche versetto dopo, precisamente al 21, ci svela che l’amore di Dio per l’umanità non si interrompe mai per nessun motivo: Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.

Esattamente come viene narrato da due mosaici posti nella splendida Cappella Palatina, una basilica consacrata nel 1143 dal re Ruggero II di Sicilia ubicata all’interno del complesso architettonico di Palazzo Normanni a Palermo, un sito ritenuto patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Lo stile è sintesi delle culture del tempo che convivevano pacificamente infatti alla costruzione vi lavorarono insieme arabi, normanni e bizantini. Ciò che maggiormente colpisce del luogo sono proprio gli splendidi mosaici, dei quali sottolineo due posti in sequenza: Dio con Adamo ed Eva che si coprono con le foglie di fico e i due che escono dall’Eden vestiti di pelli. Il male è compiuto ma Dio non toglie il suo amore anzi confeziona un abito per entrambi; gesto che descrive che il Signore non cessa mai di amare l’umanità perché il suo amore è immenso, infinito ed inesauribile.

Venerdì si è celebrata la solennità del sacro cuore di Gesù per ricordarci che in esso c’è posto per tutti, nel mondo vi sono luoghi e locali esclusivi, dove non tutti possono entrare, questo non vale per il cuore di Dio, lì tutti possiamo trovarvi posto, sostarvi quando vogliamo, sentirci attesi, accolti, amati, recuperati, salvati ed accompagnati. L’amore del Signore è talmente esagerato che effettivamente spesso ci diventa difficile immaginarcelo e credervi rischiando di compiere il terribile errore che commettono gli scribi che incontriamo nel brano di Vangelo: dubitavano della bontà delle azioni di Cristo.Si tratta davvero di uno dei peccati cioè dei pericoli più gravi nei quali possiamo incorrere e che spesso il demonio ama suscitare in noi facendoci credere che vista la nostra storia personale, le ombre, i peccati, le ferite, i limiti non siamo degni di Dio, è meglio evitarlo, starne lontani mentre per noi c’è sempre un posto nel suo immenso cuore. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone

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