Religio et Fides - 21 luglio 2024, 07:00

'Les Oiseaux' (1947), Matisse

Lettura d'arte domenicale a cura di don Paolo Quattrone

'Les Oiseaux' (1947), Matisse

 

Domenica scorsa ho sottolineato dell’importanza di darci delle priorità per non rendere troppo pieni e pesanti lo zaino o la valigia dell’esistenza; ma come capire quali sono? Un suggerimento ci giunge dalla prima lettura il cui testo va dritto al cuore della questione senza giri di parole.

Dio si sta rivolgendo ai pastori d’Israele, a quanti dovevano prendersi cura del popolo, rimproverandoli perché sono inadempienti; quelle parole le possiamo applicare a qualsiasi tipo di vocazione e di scelta; vi riporto questo passaggio in particolare: “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d'Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati…”.

I pastori sono chiamati a prendersi cura del gregge ma in realtà sono intenti a fare altro; parole che sono innanzitutto un serio invito per vescovi e sacerdoti a fare un serio esame di coscienza per chiedersi di chi e di cosa ci occupano. Una parola desidero sottolineare: preoccupati. Desideriamo individuare le nostre priorità? Guardiamo a ciò che siamo, alle scelte compiute e di conseguenza di quali persone dobbiamo prenderci cura, di chi e di cosa dobbiamo occuparci. Il rischio è di fare un sacco di cose e di trascurare il nostro specifico con il rischio di smarrire poco per volta la bellezza della nostra vocazione. Per individuare le priorità non devo consultare chissà quale maga o farmi leggere le carte o la pianta dei piedi è sufficiente chiedermi: io chi sono e cosa ho scelto nella vita? Le priorità non si decidono ma si riconoscono e si accolgono e solitamente corrispondono con i cosiddetti doveri di stato.

Sei sposato? E’ il matrimonio, cioè la cura del rapporto con l’altro o l’altra la tua priorità; ancor prima dei figli perché tra sposi prima di tutto ci dev’essere la custodia della loro relazione: non posso trascurare mio marito o mia moglie in nome dei figli, questi devono imparare che è per il loro bene che mamma e papà devono avere qualche momento per loro, per parlarsi, per fare qualcosa insieme.

Sei genitore? Tra le priorità vi sono i figli, sono al secondo posto dopo il rapporto con il tuo partner; è vero che dobbiamo fare i conti con le tempistiche lavorative e solitamente questo non consente di dedicare tanto tempo ai figli, però quando non sei al lavoro non trovare altre scuse e dona loro del tempo per starci insieme, per parlarci, per ascoltarli. O li vuoi far crescere soltanto da estranei che paghi, o dai nonni?

Eserciti una professione? Quali sono le persone delle quali ti devi prendere cura? Vengono prima le carte e i timbri o gli esseri umani? Mai come nel nostro tempo, in ogni ambito lavorativo, c’è il rischio di dare la precedenza alla burocrazia dimenticando i veri destinatari del proprio lavoro professionale.

Sei vescovo, prete, religioso, consacrato? Tra le varie occupazioni di ogni giorno hai tempo per la tua prima priorità e cioè coltivare la relazione con Dio? Preghi oppure dici agli altri di farlo, ma tu lo fai di rado? A che serve un vescovo, un prete, un missionario, una suora, un frate se non prega? E veniamo alla seconda priorità per chi è consacrato: hai tempo di prenderti cura delle persone a te affidate? Le incontri, le ascolti, le accompagni?

E’ commovente il passaggio del brano di Vangelo dove Gesù vedendo una grande folla si mise ad insegnare perché erano come pecore senza pastore cioè persone senza una guida . Ancora un esempio: sei universitario? A che punto sei con gli esami? Va bene fare volontariato, coltivare amicizie, avere la ragazza, imparare a suonare la chitarra ma la scuola la stai portando avanti?

Ogni tanto è bene fermarci e fare un po’ di pulizia, levare fronzoli, orpelli e andare al cuore di ciò che siamo, di ciò che abbiamo scelto, occorre fare sintesi per ridare leggerezza alla vita che non vuol dire essere superficiali bensì innamorati dell’essenziale per viaggiare leggeri come gli uccelli realizzati con i 'papier decoupés' da Matisse, che ho citato due domeniche fa, il quale sosteneva che la bellezza risiede nella semplicità e nell’essenzialità delle forme; con pochi tratti infatti è possibile evocare molto. Riscopriamo la nostra essenza e di conseguenza le nostre priorità e vivremo più leggeri.    

 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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