Si sono ritrovati a Sallanches, in Savoia, lo scorso fine settimana alcune delegazioni di sanitari e ricercatori esperti di Bluetongue, la cosiddetta 'malattia della lingua blu', che sta colpendo principalmente bestiame ovino e caprino anche in alcuni focolai ai confini con la Valle d'Aosta.
Gli esperti si sono confrontati sui fattori che influenzano l’emergenza e la diffusione del virus, sui più recenti sviluppi raggiunti nella diagnosi di laboratorio, sui vettori e le loro interazioni con il virus, gli animali e gli ospiti. L’obiettivo del seminario è stato quello di individuare strategie comuni e più efficaci di lotta alla Bluetongue, attraverso la presentazione della nuova produzione scientifica e la condivisione delle conoscenze disponibili; non ultimo stimolare l’adeguamento della legislazione vigente sulla sorveglianza e il controllo del virus della malattia.
L'incontro è stato concepito partendo dalla convinzione che solo la condivisione delle conoscenze scientifiche possa promuovere il progresso, visto che le malattie infettive non conoscono confini e barriere politiche. Ricercatori e professori si sono avvicendati, al cospetto di una platea attenta e assidua, con la consapevolezza di incrementare con il proprio tassello lo scibile su questa malattia. Nei due giorni della manifestazione è stato più volte sottolineato come la Bluetongue abbia un forte impatto sociale oltre che economico. Dal blocco delle movimentazioni degli animali, che si ripercuote gravemente sull’economia di un Paese, le conseguenze di questa malattia rimangono un fardello insopportabile e difficile da sostenere soprattutto per le popolazioni di quei Paesi ancora oggi sottosviluppati; aree dove anche la perdita di un singolo animale può rappresentare un danno rilevante per l’economia di una famiglia.
La misura preventiva principale nei confronti della Bluetongue pare essere ancora la vaccinazione, seppur con alcune importanti riserve.
L'azione di profilassi è stata condotta per anni con vaccini vivi attenuati ottenuti tramite passaggi seriali su cellule o uova effettuati in laboratorio; alcuni di questi vaccini, però, quando male attenuati, si sono rivelati in grado di provocare stati patologici sovrapponibili alla malattia vera e propria. Per questa ragione si è dato il via libera all’utilizzo di vaccini spenti in sostituzione di quelli vivi attenuati. Questa scelta ha provocato drastici mutamenti nella gestione delle campagne vaccinali. I vaccini spenti sono molto più costosi dei vaccini vivi attenuati, richiedono più interventi vaccinali in campo e da un punto di vista immunitario sono meno efficienti dei vaccini vivi. La nuova comparsa e diffusione della Bluetongue derivano dal fatto che la popolazione animale recettiva non è più immunologicamente protetta nei confronti del virus. La carenza di un adeguato numero di dosi vaccinali e di fondi necessari hanno facilitato l’azione del virus che attualmente circola anche in Italia, provocando danni al patrimonio zootecnico e all’economia.
Possibili otto focolai in Valle d'Aosta ma manca la conferma sanitaria
La Bluetongue potrebbe essersi diffusa anche in Valle d'Aosta: otto i casi sospetti segnalati in questi giorni. "Ad oggi è presente ai confini con la Valle d'Aosta un solo focolaio confermato di Bluetongue a Settimo Vittone (quello per il quale era stata rinviata la batailles des chevrès la scorsa settimana ndr) - spiega Enrica Muraro, veterinario regionale dirigente della Struttura Prevenzione, sanità pubblica, veterinaria e sicurezza alimentare dell'assessorato alla Sanità -. Sono altresì presenti nella nostra regione otto sospetti focolai in diversi comuni della bassa e media valle. Questi ultimi devono ancora essere confermati dal laboratorio nazionale di referenza di Teramo".
Continua intanto l'opera di monitoraggio e prevenzione che ha caratterizzato fin da subito le azioni dei servizi veterinari valdostani. Anche se tutte le specie di ruminanti sono recettive alla malattia, il virus - trasmesso da moscerini - colpisce prevalentemente gli ovini con una sintomatologia molto grave (come ulcere nella bocca, febbre alta e difficoltà respiratorie). Nei bovini l'infezione può mostrarsi con forme cliniche più o meno evidenti.