“Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce”, sono parole che leggiamo nel Vangelo. E’ un’immagine che Gesù evoca per ricordarci che sono davvero poche le cose che durano per sempre. Sole e luna oltretutto erano adorati come divinità dai popoli pagani, i due corpi celesti diventano figurazione di tutti quegli idoli che ci costruiamo e sui quali appoggiamo l’esistenza senza renderci conto che sono fugaci. Poco dopo Gesù afferma “le stelle cadranno dal cielo”, riferendosi a coloro che nel passato erano chiamati “stelle” cioè principi, re, imperatori che spesso si consideravano divini.
Le stelle sono anche quanti detengono un potere; le stelle del cinema, alle celebrità, a coloro che nella società sono considerati prestigiosi. Gesù ci ricorda che tutto questo passa e si esaurisce, così come il potere terreno che ci si costruisce ricorrendo anche a metodi poco onesti. Gesù accenna a una fine che non è da interpretare secondo lo stile dei film apocalittici, bensì come il termine di certe realtà e la durata eterna di altre. Egli aggiunge: “le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte”. Anche in questo caso non dobbiamo immaginarci sconvolgimenti astronomici bensì il riferimento a tutti coloro che credono di stare nei cieli, che vivono sopra gli altri, che si ritengono superiori, intoccabili, uomini e donne che pensano di essere sopra tutto e tutti i quali prima o poi scopriranno di non essere Dèi immortali.
Questa considerazione è valida anche per le tante persone che usano il potere per imporsi, per ottenere prestigio, per coltivare interessi personali, e che fanno della celebrità un modo per sentirsi qualche gradino più su. Tutto ciò che sulla terra sembra grandioso viene ribaltato: Gesù introducendo il tema dell’eternità ci fa comprendere che questo aspetto cambia notevolmente il valore delle cose perché in un’ottica terrena certi aspetti sembrano assumere grande valore ma messi di fronte all’eternità mostrano tutta la loro pochezza e inconsistenza. Verso la conclusione del brano leggiamo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.
Questo è un invito per tutti a considerare che anche ciò che sembra inamovibile come la terra e il cielo, entrambi immagini del potere e della gloria terreni, è destinato a passare quindi è necesssario concentrare l’attenzione e i nostri sforzi su ciò che dura per l’eternità. Alla luce di quanto detto finora urge farci alcune domande: cos’è che dura per sempre? Quali sono le stelle, cioè i punti di riferimento della nostra esistenza, le persone che ispirano il nostro agire e che assumiamo come modelli? La risposta su cosa davvero è in grado di durare per l’eternità la troviamo nelle parole finali del testo della prima lettura tratta dal libro del profeta Daniele: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre”.
Le persone la cui luce brillerà per sempre, la cui gloria non si sbiadirà con il passare del tempo saranno tutte coloro che hanno ricercato il bene e il bello, che hanno cercato di seguire una via buona per abbandonare il male, che si sono sforzate, a volte riuscendoci e altre volte no, di mettere amore nella loro esistenza. Chiunque tenta di vivere in questo modo diverrà una luce che brillerà qui e nell’eternità mentre tutte le altre luci terrene fondate sui principi di apparenza, egoismo, individualismo e ricerca del potere, sono destinate a svanire nel nulla.
Lucio Fontana (1899-1968) è celebre per le sue tele tagliate che ancora oggi fanno discutere. Molte persone, con uno sguardo superficiale, affermano: “cosa ci vuole a fare un taglio su una tela!” e ignorano che quelle opere nascono da un’intuizione importante dell’artista che desidera portare per la prima volta nella storia dell’arte uno spazio vero e non finto all’interno di un quadro. Fontana infatti appartiene al gruppo degli spazialisti, artisti che alla luce della teoria della relatività di Einstein formulata nel 1915 e sulla scia delle missioni spaziali, desiderano lavorare sullo spazio e sul tempo. Un museo che vi consiglio di visitare è quello del ‘900 a Milano. Al terzo piano, in una grande sala che si affaccia su piazza Duomo, vi è sospesa al soffitto una grande scultura di Fontana, una linea luminosa costituita da un tubo al neon con il quale l’artista disegna nello spazio.
L’unica traccia indelebile che resterà per sempre di noi saranno quei segni di amore, di bene e di bellezza che abbiamo saputo tracciare durante l’esistenza terrena. Ecco cosa dura per sempre.
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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui. Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore. Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.