Cultura - 24 dicembre 2024, 07:00

Dal Cristianesimo all'Ebraismo e c'è il 25 dicembre pagano

Un viaggio nella storia e nei miti religiosi, esplorando le antiche tradizioni pagane e cristiane; perché l'albero di Nalale e le usanze che rendono unica la vigilia?

Dal Cristianesimo all'Ebraismo e c'è il 25 dicembre pagano

Il Natale per la cultura occidentale è forse la festività più importante dell'anno. È il momento migliore per apprezzare la compagnia di amici e parenti. Ma il Natale ha anche un significato religioso: in questo giorno si celebra la nascita di Gesù Cristo, colui che sarebbe stato poi identificato da buona parte degli appartenenti alla religione ebraica come il Messia profetizzato dalle Sacre Scritture. La nascita di Cristo si fa risalire intorno agli anni 0-4 e il 25 dicembre si festeggia la sua venuta sulla Terra. Per le Chiese ortodosse orientali questa festività cade invece il 6 gennaio, il giorno in cui la Chiesa cristiana occidentale festeggia l’Epifania, la manifestazione di Gesù davanti ai Re Magi. I cristiani iniziarono a festeggiare il giorno del Natale solo intorno al IV secolo d. C., riallacciandosi a tradizioni e festività già esistenti e caricandole di un messaggio completamente nuovo.

La festa ebraica dell’Hannukkah, in cui viene ricordata la consacrazione del Secondo Tempio di Gerusalemme, ordinata da Giuda Maccabeo dopo la terribile occupazione ellenica del II secolo a. C. che voleva portare il popolo ebraico ad adottare alcune pratiche contrarie alla propria religione, si protrae per otto giorni a partire dal venticinquesimo giorno del mese di Kislev che, solitamente, coincide con il mese di dicembre. Durante questi giorni di festa gli ebrei sono soliti accendere progressivamente le otto candele della Chanukiah, per tener fede alla leggenda, la cui usanza vuole che, per accendere il candelabro del Tempio, i Maccabei avevano a disposizione un solo fiasco di olio per mantenere le candele  accese  otto giorni.

Oltre a quelle religiose, il Natale ha anche delle origini pagane e laiche. Le più importanti  sono quelle legate al solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno che i Celti festeggiavano – erroneamente – il 25 dicembre. Si tratta di una festività molto importante in tutti quei culti in cui l’adorazione del Sole, detta Eliolatria, occupava una collocazione di assoluta preminenza, e a cui il Cristianesimo ha preso spunto,  in quanto il sole rappresenta la luce e la figura del Cristo.

Per i  Romani invece, nei giorni appena precedenti al Natale, l'usanza era quella di   festeggiare i Saturnali, dedicati all'insediamento nel tempio di Saturno, il dio dell’agricoltura al fine di augurare un periodo di pace e prosperità.

Ma dove nasce l'appuntamento annuale con l'albero di Natale?

Colorato e illuminato è il simbolo per eccellenza del Natale insieme al presepe. La sua nascita si deve ai popoli d’oltralpe, soprattutto quelli di lingua tedesca, che hanno sempre avuto un culto speciale per l’albero, nello specifico il Tannenbaum, ossia l’abete. Ma il culto dell’albero natalizio non è un’invenzione solo ed esclusivamente cristiana. Gli usi dell’albero adornato sono molto antichi e si possono riscontrare in moltissime popolazioni e religioni soprattutto come simbolo della vita. Presso i popoli nordici l’usanza di addobbare gli alberi, nello specifico gli abeti perché rimanevano sempre verdi anche nei periodi più rigidi dell’anno, era legata alle festività del solstizio d’inverno. In questa occasione si festeggiava la rinascita del sole (infatti le giornate cominciano ad allungarsi prevedendo il ritorno della primavera). Era usanza, ad esempio,  presso i Celti ed i Vichinghi, di portare dei rami di abete, che è sempreverde, all’interno delle case e decorarli con frutti per augurarsi una prospera primavera. Un’altra usanza era quella di ardere degli alberi come rito di buon augurio per illuminare il buio invernale che dal solstizio d’inverno poi regrediva. Quasi certamente da questi cerimoniali derivano i falò che si fanno durante il periodo natalizio.

Un antecedente dell’abete di Natale si riscontra in Germania nei “Adam und Eva Spiele” ovvero delle vere e proprie rappresentazioni che venivano effettuate, durante la vigilia, di solito sul sagrato delle chiese. Al centro di questi misteri vi è l’Albero del frutto del peccato. Quest’ultimo divenne il simbolo del perdono. Inizialmente venivano usati alberi da frutto, successivamente sono stati poi sostituiti da alberi sempre verdi come gli abeti; la contrapposizione di Adamo ed Eva che cedono al peccato davanti all’albero del giardino dell’eden e vengono perdonati di fronte all’albero della vita attraverso la nascita di Cristo è quindi simboleggiato dall'uso dell’albero di Natale cristiano. Oltre a ciò addobbare l’albero di Natale è la celebrazione del legno della Croce attraverso la quale Gesù ha redento il mondo dal peccato.

Prima del ‘900 però i cristiani consideravano l’albero di natale prettamente protestante, ma poi dopo il congresso di Vienna si diffuse sempre di più in ambiente cattolico. Grazie a papa Giovanni Paolo II ogni hanno viene eretto in piazza San Pietro a Roma un albero natalizio gigante.

Anche i paesi nordici - quattro le città che emergono (Tallin, Brema, Riga e Strasburgo) - hanno contribuito all'origine della nascita dell'albero di Natale. Il primo sembra sia stato realizzato a Tallin nel 1441: un abete enorme eretto nella piazza del municipio intorno al quale i giovani ballavano in cerca dell’anima gemella. I racconti ci parlano ancora dell'Albero di Natale: il primo del 1570 a Brema che spiega come venne addobbato ; l’altro del 1605 a Strasburgo che racconta come i cittadini si portassero gli alberi all’interno delle case per addobbarli. Nella città di Riga, invece, una targa del 1510 scritta in otto lingue decreta che il primo albero di Capodanno è stato adornato nella città.

Dopo il Congresso di Vienna, l’albero di Natale come lo conosciamo oggi si diffuse dai paesi nordici in tutta Europa e comparve a Vienna nel 1816 grazie alla principessa Henrietta von Nassau-Weilburg; in Francia nel 1840 per opera dalla duchessa di Orléans.

In Italia il primo albero addobbato fu voluto da Margherita di Savoia, a metà dell’Ottocento, al Quirinale.

Lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe è stato il primo a inserire nel suo testo più famoso "I dolori del giovane Werther" una dettagliata descrizione dell’albero di natale facendolo entrare di diritto anche nella grande letteratura.

Dal secondo dopoguerra l’uso di addobbare l’abete a natale è diventato purtroppo un gesto prettamente consumistico e si è diffuso in tutta Europa e in nord America. Le festività natalizie sono andate con il tempo perdendo la loro autenticità e le più disparate tradizioni per cedere il passo a una logica commerciale  sempre più dilagante.

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La redazione de Laprimalinea.it ringrazia i suoi lettori e i suoi collaboratori tutti augurando loro Serene Feste e un Buon Natale.

Cristiani, laici  o qualunque sia il vostro Credo religioso. Che siano giorni non di frenesia e consumismo ma di raccoglimento, in cui l'abbondanza di amore, salute e prosperità giungano a Voi e  possano anticipare il nuovo anno in arrivo.

 

 

red.laprimalinea.it

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