Legge elettorale regionale: e se fosse tutto da rifare? Nel pomeriggio di oggi lunedì 20 gennaio un gruppo di 45 cittadine e cittadini, prevalentemente impegnati nelle istituzioni, nella società o in diverse formazioni politiche, ha depositato presso la Presidenza del Consiglio Valle una nota - che preannuncia un ricorso - per sollecitare una modifica urgente della legge elettorale che superi la preferenza unica e preveda la doppia preferenza di genere, "promuovendo in modo realmente incisivo e concreto - si legge nella nota - un primo passo verso la rappresentanza femminile sia all’interno del Consiglio regionale sia della Giunta della Regione Autonoma Valle d'Aosta".
I firmatari informano il Consiglio Valle che "dopo anni di convegni, dibattiti, richieste e rinnovate sollecitazioni trasversali da parte di associazioni e movimenti - è ora pronto il ricorso contro la legge elettorale del 4 giugno 2019 n.7 attualmente in vigore: l’équipe di avvocate/i che ha lavorato al testo del ricorso avverso la legge elettorale del Friuli-Venezia Giulia presentato il 4 agosto 2023 al Tribunale civile di Udine, allo scopo di accertarne l’illegittimità nella parte in cui non è contemplata la facoltà di esprimere due preferenze a favore di candidati di genere diverso, in attesa di sentenza prevista a breve, ci ha offerto tutte le specifiche indicazioni del caso, nonché la disponibilità a lavorare per effettuare analogo ricorso anche in Valle d’Aosta".
Questo, spiegano i sottoscrittori della nota, "al fine di mettere fine all’attuale situazione di discriminazione di genere, lesiva della Costituzione. Il ricorso ha, infatti, fondamenti teorici e giuridici molto solidi: l’iniziativa giudiziaria è stata sostenuta dal lavoro 'pro bono', ovvero gratuito, di redazione del ricorso da parte della professoressa Marilisa D’Amico, prorettrice dell’Università degli Studi di Milano, dell’avvocato Massimo Clara del Foro di Milano, con la collaborazione della professoressa Benedetta Liberali e del dottor Stefano Bissato dell’Università degli Studi di Milano, unitamente all’avvocata Baruffini Gardini del foro di Udine. A questo gruppo di lavoro si sono poi unite la professoressa Mia Caielli, costituzionalista e docente dell’Università degli Studi di Torino - audita dalla Prima Commissione nella precedente legislatura - e l’avvocata Arianna Enrichens, autrice del parere in merito alla problematica, depositato presso la Presidenza del Consiglio da parte della Consulta per le Pari opportunità, nonché avvocate/i del Foro di Aosta".
La nota Sottolinea che "solo tre Regioni - Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Sicilia - non si sono adeguate alla normativa e non contemplano ancora la doppia preferenza di genere nelle rispettive leggi elettorali regionali e il fatto che siano a Statuto Speciale rende la questione ancora più insostenibile".
Tuttavia, si legge, "allo scopo di evitare sperpero di tempo e denaro preziosi, in alternativa al deposito del ricorso già pronto, chiediamo ufficialmente di conoscere le reali intenzioni del Consiglio in merito all’urgente modifica della legge elettorale che superi la preferenza unica, - introdotta allo scopo di evitare il controllo del voto, reso decisamente più difficile con lo spoglio centralizzato - nel senso del rispetto della doppia preferenza di genere, nonché la precisa tempistica prevista". Ciò al fine di prevedere, "in tempo utile per le elezioni regionali dell’anno in corso, l’espressione da parte di elettori ed elettrici della preferenza per due candidati e di genere diverso e quindi la promozione di un’equa rappresentanza femminile sia all’interno del Consiglio regionale, sia della Giunta".
I firmatari ricordano che l’Autonomia statutaria dovrebbe garantire maggiori diritti anziché diminuirli, nel rispetto dell’articolo 15 dello Statuto che recita: “Al fine di conseguire l’equilibrio della rappresentanza dei sessi, la medesima legge promuove condizioni di parità per l’accesso alle consultazioni elettorali”.
"Non si ravvisa alcuna ragione giuridica - proseguono - per esentare le Regioni a Statuto Speciale dal rispetto del principio di parità che ha natura inderogabile: questa battaglia di civiltà non dovrebbe affatto avere luogo in una Regione che si è sempre resa paladina dei diritti delle minoranze. La mancata previsione della doppia preferenza di genere nell’elezione dei componenti il Consiglio regionale costituisce un’ingiustificata ed illegittima violazione di norme sia costituzionali (art. 51, comma 1, della Costituzione), sia ordinarie (art. 4 della legge n. 165 del 2004 come modificato dalla legge n. 20 del 2016), sia ancora delle fonti sovranazionali europee, in primis della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che all’ art. 23 stabilisce: 'La parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi. Il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi speci!ci a favore del sesso sottorappresentato'.
E concludono: "È pertanto obbligo anche delle Regioni a Statuto speciale adeguarsi ai principi stabiliti dalle fonti sovranazionali, costituzionali e dettagliati nella legislazione ordinaria statale", dicendosi "certe e certi della sensibilità che questo Consiglio vorrà dimostrare, determinati a ottenere il necessario riequilibro di genere nella composizione del Consiglio e del Governo regionali - dove, a fronte di 35 componenti, le Consigliere sono solo tre e nessuna di loro ha incarichi in Giunta -, ma anche a promuovere un passo per il superamento degli stereotipi di genere e delle disuguaglianze, restiamo in vigile attesa di effettive e rapide decisioni in merito a questo urgente adeguamento normativo, per il quale sono sufficienti 19 voti in Consiglio Valle".