Immaginiamo una rete di acquisizione e redistribuzione di un bene prezioso per l’intera comunità, composta da una capiente condotta centrale e da tante diramazioni in entrata e in uscita. Una sorta di infrastruttura ‘intelligente’ a servizio delle acque del territorio, ecco come possiamo definire la realtà dei consorzi di miglioramento fondiario-CMF in Valle d’Aosta, sostenuta dall’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni-Anbi nazionale, alla quale da un lustro fa riferimento Anbi VdA, che è perno di riferimento locale e di aggregazione, nonché nucleo di innovazione, dei CMF valdostani. Oggi i CMF attivi sul territorio montano della Valle d’Aosta, su una superficie di poco più di 3.260 km quadrati - che gli valgono la qualifica di più piccola regione d’Italia - svolgono un ruolo di gestione delle acque e delle infrastrutture a servizio del comparto agricolo e di tutela del territorio. Svolgono oltretutto un’attività che costituisce garanzia di custodia e vigilanza di un ambiente che più di altri - dovendo convivere in senso geomorfologico, e non solo, con il ritiro progressivo dei ghiacciai - risente del sempre più rapido cambiamento climatico globale in atto.
Un ruolo che va nella direzione di una costante innovazione tecnologica di gestione delle acque, senza tralasciare il bagaglio storico millenario che ha accompagnato le trasformazioni della rete idrica valdostana, in un sapiente dosaggio di nuovi saperi e conservazione delle antiche prassi di utilizzo dei ru, i canali irrigui alpini di piccola portata ma imprescindibili per la cura dei terreni agricoli ai piedi delle vallate. Canali custoditi nei secoli come tesori preziosi dalle comunità locali, allo stesso modo in cui oggi i CMF riqualificano e gestiscono, quotidiani operatori silenti sul territorio, le risorse idriche disponibili in superficie e nel sottosuolo. In linea con i principi generali delle nuove direttive ecocompatibili imposte dall’Unione Europea, i CMF tengono l’obiettivo puntato sulla necessità di mantenere una disponibilità idrica adeguata che, quantitativamente e qualitativamente, è indispensabile alla biodiversità e alla vivificazione delle risorse naturali e del paesaggio.
Se oggi in Valle d’Aosta possiamo registrare un andamento positivo dei consorzi nella salvaguardia e nella valorizzazione delle acque a servizio dell’ambiente e dei prodotti agroalimentari, baluardo di un’economia tipica delle regioni montane, lo si deve a un utilizzo parsimonioso della risorsa acqua; attività resa ancor più complicata, è il caso di ribadirlo, dalla morfologia ‘estrema’ di gran parte del territorio regionale, sapientemente usufruita da quattro grandi condizionalità: acqua, ambiente, apporto umano e cibo.
E’ indubbio che i consorzi di miglioramento fondiario sono eredi di una pratica agronomica, ‘l’irrigazione’, con tradizione e testimonianze strutturali millenarie. Certi di una collaborazione con le istituzioni locali nel proseguimento di un’azione sinergica verso un bene così prezioso come l’acqua, in momenti in cui le condizioni climatiche ci conducono a confrontarci con le problematiche che le nuove generazioni dovranno affrontare in un vicino futuro, i CMF auspicano che le incombenze burocratiche che si riscontrano nei diversi iter di attivazione, svecchiamento e riqualificazione delle vecchie strutture esistenti, come nella progettazione e realizzazione di nuovi sistemi volti a un miglior utilizzo delle risorse, possano essere sostituite da processi di sgravio e sempre meno impattanti sulle azioni e sulla natura stessa dei Consorzi, il cui ruolo non è scontato né imprescindibile: esistono prima di tutto perché sorretti da una grande forza di volontà e con il sostegno operoso della comunità.
Oggi ci troviamo a un bivio importante: le sfide che ci attendono, in ragione di quanto evidenziato sopra, sono sempre più grandi, mentre le risorse interne scarseggiano. I CMF non intendono per questo sottrarsi, rinunciare alla sfida che li vede attori principali e baluardo di un ecosistema fragile e nello stesso tempo complementare alla vita umana.