Cronaca - 31 gennaio 2025, 15:00

Processo Geenna; 'lettura atti troppo complessa', rinviato di tre mesi il deposito delle motivazioni delle condanne

Perplessità delle difese dei tre imputati che attendono di leggerle per poter ricorrere in Cassazione: 'ma allora su che base poggiano le sentenze?'

Un'udienza del processo Geenna (foto di archivio)

Un'udienza del processo Geenna (foto di archivio)

Lunedì 30 settembre 2024 il collegio giudicante della Corte di Appello di Torino dopo due ore e mezza di camera di consiglio emise tre condanne nell'ambito del processo Geenna sulla presenza di una 'ndrina in Valle d'Aosta. Erano accusati di associazione mafiosa il ristoratore aostano Antonio Raso, condannato a otto anni di carcere; l'ex consigliere comunale e dipendente del Casino de la Vallée Nicola Prettico e il suo collega Alessandro Giachino, entrambi condannati a sei anni e otto mesi. Il procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi aveva ripercorso le tappe fondamentali che già avevano portato alla condanna di primo grado, ribadendo il ruolo dei tre imputati e come le indagini dei carabinieri di Aosta e della Dda avessero pienamente dimostrato la presenza della 'locale' di 'ndrangheta in Valle d'Aosta, presenza accertata anche in forza delle condanne definitive ottenute nel processo 'torinese' di Geenna (quello degli imputati processati in rito abbreviato al tribunale di Torino).

Come accade praticamente sempre nei processi di mafia, l'accusa aveva ricordato in aula le risultanze di precedenti inchieste sulla localizzazione delle 'ndrine in Piemonte e in Valle d'Aosta; Avenati Bassi aveva anche chiamato in causa intercettazioni contenute nel fascicolo 'Egomnia', pur se archiviato definitivamente, sostenendole importanti nell'ambito della ricostruzione di alcuni episodi di 'Geenna'.  Tesi respinte con forza dagli avvocati difensori di Raso, Prettico e Giachino ma con tutta evidenza accolte in gran parte dai giudici, che come da prassi avrebbero dovuto depositare le motivazioni della sentenza entro 90 giorni.

Invece il 30 dicembre scorso ai legali - Ascanio Donadio, Pasquale Siciliano (per Raso), Guido Contestabile (Prettico) ed Enrico Grosso (Giachino) è giunta la comunicazione dai giudici di Appello che "la lettura e il confronto degli atti di causa è molto complessa" e pertanto la Corte si è riservata ulteriori tre mesi per il deposito delle motivazioni alle sentenze di condanna: termine ultimo 30 marzo 2025. "Ma se occorre così tanto tempo per scrivere le motivazioni di tre condanne in un processo per il quale il collegio giudicante si era già preso tutto il tempo necessario per leggere gli atti, su che base poggiano le sentenze?", si chiedono gli avvocati ed è una domanda che alla luce del rinvio di deposito risulta più che comprensibile.

Addirittura, per gli avvocati di Raso già dal semplice dispositivo di sentenza dell'appello bis emergerebbero profili di ricorso in Cassazione. La prima sentenza di appello aveva condannato il ristoratore come 'mero partecipe' del presunto sodalizio 'ndranghetistico. La Procura generale non aveva impugnato la sentenza e pertanto su questa decisione si è costituito il cosiddetto giudicato interno, ovvero il giudicato che si è formato nel processo a conclusione del quale è stata pronunciata la sentenza, che diventerebbe così immodificabile. Invece nell'appello bis dello scorso settembre, Antonio Raso è nuovamente condannato come il 'capo promotore' della presunta 'ndrina. "Su questo aspetto credo che sia stato commesso un evidente errore di valutazione che la Cassazione dovrebbe necessariamente smontare", commenta Pasquale Siciliano. Ma intanto è ancora lontana la lettura delle motivazioni.

pa.ga.

SU