Molto spesso si parla di Omeopatia come puro effetto placebo, commettendo un grande errore e dimostrando tutta la propria ignoranza, come quando si parla di numero e principio di Avogadro. Prima di tutto intendiamo e chiariamo cosa si intende per “effetto placebo”. Intanto, come la maggioranza già sa, il termine “placebo” deriva dal latino e significa “io piacerò” e sta a indicare ogni sostanza o terapia priva di principio attivo, che può tuttavia provocare effetti paragonabili a quelli di farmaci realmente efficaci. Volendo essere molto rigorosi però, per “effetto placebo” si dovrebbere intendere solo la risposta terapeutica osservabile in un gruppo di soggetti trattati con placebo, ovvero una sostanza inerte che non produce effetti di alcun tipo (quindi, per es., i soggetti che partecipano a un trial clinico randomizzato). Quando si parla di reazione clinica di una singola persona placebo-trattata invece, sarebbe più pertinente e corretto parlare di “risposta al placebo”. Quindi, sempre per voler essere maggiormente rigorosi, i denigratori dell’Omeopatia dovrebbero semmai parlare di risposta al placebo, più che di effetto placebo. Sorvolando su queste sottigliezze linguistiche e semantiche che, seppur importanti, non ci vengono troppo in aiuto, addentriamoci invece nella vera dimostrazione assoluta che l’Omeopatia non funziona affatto per effetto/risposta al placebo!
Per non appesantire e allungare troppo la lettura, eviterò di parlare dell’articolo editoriale pubblicato sulla prestigiosa rivista “Lancet” nel 2005 intitolato in maniera altisonante “La fine dell’Omeopatia”, perchè trovate la bizzarra e grottesca storia, con la ovvia e rigorosa smentita del prof. Hahn, QUI.
Come eviterò di annoiare con le migliaia di pubblicazioni a favore dell’efficacia dell’Omeopatia, di nuovo perchè potete trovare tutto, qualora voleste approfondire, direttamente QUI.
Credo invece sia quanto mai opportuno, oltrechè scrivere qualcosa di inedito e che non trovate da nessun’altra parte, scrivere qualcosa che possa essere usato sempre e da chiunque per smontare, in poche parole, chi ancora confonde effetto/risposta al placebo con il funzionamento del rimedio omeopatico. Molti hanno parlato dell’Omeopatia, difendendola, dicendo che non è soltanto effetto/risposta al placebo perchè funziona sui bambini piccoli, sugli animali (anche di grossa taglia o tropicali) e addirittura sulle piante (inverò anche sui terreni e per rendere fertili aree desertiche!). Tutto ciò è sicuramente vero e già fa scricchiolare enormemente l’impianto che vorrebbe ridurre il tutto a mero effetto/risposta al placebo (anche se, a ben dire e seguendo il “Primum non nocere” di ippocratica memoria, se si riesce a curare un malato “solo” con risposta al placebo, già questo confuta, da solo, l’uso massivo e senza criterio di farmaci!), però non è ancora dirimente in modo assoluto, perchè si può rilevare sempre almeno quel 15% di risposta al placebo (ricordo che nei bambini è ancora più palpabile data la loro sensibilità e ogni individuo possiede un corredo genetico che lo rende più o meno “predisposto” a questa risposta) anche da parte delle piante che, come ormai è assodato, provano emozioni e sentimenti “quasi” come noi essere umani (ad es. chi cura i bonsai lo sa bene!), come fu ben dimostrato dal fisiologo vegetale russo Guner e gli scienziati dopo di lui.
Quando però non è più possibile invocare il tanto decantato effetto placebo, in quale situazione? A questa interessante quanto intelligente domanda, risponde il prof. Giorgio Dobrilla, uno dei massimi esperti inquesto campo, nel suo libro “Cinquemila anni di effetto placebo” dove, seppur da detrattore pacato delle medicine alternative, fornisce la chiave di volta per spazzare via tutte le “bufale” dette sull’Omeopatia!
Chi vuole può leggere interamente il testo, qui per motivi pratici e per essere chiaro ma sintetico, illustrerò soltanto come questo libro mette una parola fine alla annosa diatriba.
L’omeopatia NON è effetto/risposta al placebo perchè una pregiudiziale perchè questo fenomeno avvenga è che il cervello sia perfettamente integro e lo stesso fenomeno è registrabile SOLO nell’uomo cosciente, infatti in soggetti cerebrolesi, in coma post traumatico o sotto anestesia generale (o che sono totalmente inconsapevoli di ricevere un trattamento), l’effetto non avviene del tutto, mentre in soggetti affetti da morbo di Alzheimer esso è registrabile seppur in maniera molto ridotta.
Cosa ci insegna e come ci è utile conoscere questa peculiarità? Ci è assolutamente utile perchè se sommistrando un rimedio omeopatico a un soggetto nelle condizioni di cui sopra, ad es. in coma post-traumatico, noi rileviamo una risposta terapeutica (risposta tra l’altro molto facilmente rilevabile perchè il malato è monitorato e vediamo in maniera quasi istantanea che i valori cambiano), allora questa sì che è la dimostrazione assoluta e inequivocabile che i rimedi omeopatici funzionano e NON per effetto/risposta al placebo!
Tutto ciò, volendo estendere la dimostrazione, vale anche per l’agopuntura (altra forma di terapia omeopatica!), perchè se essa dona analgesia o funziona in soggetti con cervello non integro, valgono le stesse affermazioni fatte per i rimedi omeopatici.
Con questo penso si possa mettere in via definitiva la parola FINE non all’Omeopatia ma alle varie “fake news” che la “declassano” a mero effetto/risposta al placebo (con la soddisfazione non indifferente che la dimostrazione è arrivata non da un Omeopata ma da un medico convenzionale massimamente esperto in materia - quindi grazie prof. Dobrilla!)
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(c) dott. D. Tomassone MD PhD
Per Gentile concessione del Dottor Diego Tomassone
Medico chirurgo piemontese, esercita la libera professione occupandosi prevalentemente di immunologia, pediatria e medicina predittiva, avendo conseguito diversi master post laurea e un dottorato di ricerca in malattie infettive, microbiologia e sanità pubblica. Esperto di medicine non convenzionali (iscritto nel Registro dell’OdM di Torino per la disciplina Omeopatia), oltre alla laurea in medicina e chirurgia, ha conseguito la laurea triennale in scienze matematiche, e le lauree magistrali in fisica e chimica.
Revisore scientifico della linea editoriale di 'Nature', la più importante rivista scientifica al mondo; editorial board (membro di redazione) di riviste di medicina e fisica; ricercatore affiliato 'Foundation of Physics Research Center' affianca il lavoro di medico a quello di fisico; attualmente dottorando di ricerca in fisica teorica, si occupa prevalentemente di fisica quantistica e biofisica.
Di seguito le pubblicazioni scientifiche del dott. Diego Tomassone
https://www.holosmedica.com/pubblicazioni-scientifiche
La redazione vi invita a seguire le prossime uscite su questa rubrica, dove il luminare ci coinvolgerà nelle sue ricerche offrendoci le sue spiegazioni nella sintassi comprensibile anche per chi non è del settore.