Cronaca - 22 febbraio 2025, 00:20

Vende una casa e poi la 'rioccupa' impedendo l'accesso agli acquirenti e appropriandosi dei loro beni; condannato valdostano

Remo Glarey (deceduto nel 2024, noto sommelier valdostano già enologo di Al Bano e Romina Power) e la figlia Sophia costretti ad assistere all'occupazione abusiva della loro abitazione dove l'imputato aveva anche organizzato una festa con tanto di dj-set e luci 'strobo'

Vende una casa e poi la 'rioccupa' impedendo l'accesso agli acquirenti e appropriandosi dei loro beni; condannato valdostano

Una vicenda che sembra uscita dalla sceneggiatura di una commedia italiana degli anni Settanta, invece è storia giudiziaria tutta valdostana. 

Dopo aver venduto una villetta unifamiliare con terreno di proprietà al noto sommelier di Aymavilles Remo Glarey - morto nel marzo 2024 a 75 anni, già enologo della cantina di Al Bano e Romina Power - e a sua figlia Sophie, un valdostano approfittando delle ipoteche iscritte sull'immobile dall'Agenzia delle Entrate, che hanno impedito agli acquirenti di completare l'acquisto, ha sostituito le serrature degli ingressi all'abitazione e l'ha rioccupata senza averne il minimo titolo. Per questo motivo il 72enne Gildo Comé, residente in località Vignoles ad Aosta, è stato condannato dal giudice del tribunale di Aosta Marco Tornatore a un anno di carcere, con eventuale risarcimento danni da calcolarsi in sede civile.

Nel marzo del 2013, Comé e Glarey avevano sottoscritto da un notaio contratto preliminare di compravendita di un intero fabbricato di civile abitazione unifamiliare con terreno di proprietà ad Aosta in frazione Vignoles. Il prezzo pattuito era di 250.000 euro oltre IVA, da regolarsi in quote: 100.000 euro a titolo di acconto tramite due assegni circolari emessi circa un mese prima dell'atto preliminare; altri 100.000 euro entro il 10 marzo 2013 e i restanti 50.000 euro entro la data del rogito di vendita e comunque  entro il 30 giugno 2013.

Dopo la firma del preliminare, il bene immobile fu trasferito immediatamente a Remo Glarey e a sua figlia Sophia, che vi andarono subito ad abitare e dove la stessa Sophia Glarey assunse residenza l'11 gennaio 2019. Remo Glarey si trasferì in Tunisia nel 2020 e vi morì nel 2024, dopo aver pagato quasi l'intero corrispettivo in attesa che Comé liberasse l'immobile dalle iscrizioni pregiudizievoli. In particolare, Gildo Comè aveva emesso fatture e le aveva quietanziate per: 104.000 euro il 5 febbraio 2013; 104.000 euro il 10 marzo 2013, 22.000 euro il 7 luglio 2013, 3.150 euro il 30 dicembre 2013. Restavano da pagare a saldo poco più di 20.000 euro.

Senonché l'Agenzia delle Entrate aveva iscritto sull'immobile due ipoteche, una da oltre 46mila euro, l'altra da oltre 73mila. Nel 2022, sempre l'Agenzia aveva iscritto altre due ipoteche: una da più di 60mila euro, la seconda da oltre 43mila. Ipoteche che avevano reso impossibile, loro malgrado, ai Glarey di onorare il saldo della compravendita.

Nell'abitazione Sophia Glarey deteneva tutti i suoi beni personali, così come molti altri oggetti ed effetti personali del padre Remo.  La cantina, inoltre, conteneva preziosissime bottiglie di vino di cui Remo Glarey era collezionista e che aveva messo da parte per le annate corrispondenti alla nascita dei propri figli.

Estromessa con violenza da casa sua

Il 23 marzo 2023 Sophia Glarey scopriva con stupore che in sua assenza qualcuno aveva sostituito il nottolino della serratura della porta d'ingresso della casa e aveva apposto un lucchetto al cancelletto di ingresso.  Inoltre constatava con notevole preoccupazione che erano stati affissi dei cartelli con scritto: "Famiglia Comé, regione Vignoles 16, proprietà privata, divieto di accesso". Allarmata per la situazione, la donna aveva chiesto l'intervento dei carabinieri.

Insieme ai militari, aveva accertato che solo la porta del garage era stata 'risparmiata' dal cambio serratura. Non potendo però entrare in casa, era stata costretta ad andare a dormire dalla madre. Il 27 marzo tornata sul posto, Sophia verificava che anche il nottolino del garage era stato sostituito e richiedeva nuovamente l'intervento dei carabinieri. In loro presenza, aveva poi tolto i cartelli attestanti la falsa proprietà e se n'era andata. La sera di quello stesso giorno era tornata di fronte all'ingresso di casa per scoprire che i cartelli erano stati ricollocati nelle stesse posizioni. Il giorno dopo la donna aveva sporto querela alla Procura di Aosta contro Gildo Comé per violazione di domicilio ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il fascicolo era stato assegnato al pm Francesco Pizzato.

Nei giorni seguenti Sophia Glarey aveva cercato di contattare Comé per rientrare in possesso di casa sua o come minimo di potersi riprendere le proprie cose presenti nell'abitazione nell'attesa che si definisse la grave situazione che lo stesso Gildo Comé aveva creato ovvero il fatto che Remo Glarey, nonostante avesse pagato da un decennio la quasi totalità del prezzo non aveva ricevuto la proprietà dell'immobile e che lei stessa era stata illecitamente privata del possesso e del godimento dell'abitazione. Comé si sottrasse sempre ai tentativi di confronti e la situazione giunse al culmine il 20 maggio, quando una vicina di casa disse a Sophia di vedere da giorni movimento e luci nelle ore serali provenire dalla casa. Quella stessa sera la vicina avvertì la figlia di Remo Glarey della presenza di più persone nella 'sua' abitazione.

Lei corse sul posto insieme a quattro amici e con grande sorpresa si rese conto che dalla casa uscivano fasci di luci stroboscopiche, musica ad alto volume e vociare di persone che ballavano. Sophia Glarey provò, senza successo, a farsi aprire ma gli occupanti abusivi spensero luci e musica e chiusero tutte le porte a chiave, restando dentro casa al buio e in silenzio. Una situazione grottesca, insostenibile alla quale la donna contrappose l'ennesimo intervento delle Forze dell'ordine: arrivarono sul posto due Volanti della Questura di Aosta e poi anche Gildo Comé, che non proferì parola. Anche su questo singolare episodio fu sporta querela.

Poi sempre Sophia cercò di convincere Comé a recarsi dal notaio per la stipulazione definitiva della compravendita ma scoprì che si era verificata una situazione giuridica a dir poco kafkiana.

Un calvario che sembrava non dover mai finire

Gildo Comé non poteva redigere l'atto definitivo in quanto la somma che Remo Glarey avrebbe dovuto versare a titolo di saldo non era sufficiente a coprire il debito dell'iscrizione ipotecaria e Comé non aveva la provvista economica per pagare il debito (era già stato sottoposto a esecuzioni immobiliari dal Tribunale di Aosta) ed estinguere le ipoteche così da trasferire il bene libero da vincoli, come in suo dovere, anche in forza degli accordi nel contratto preliminare. Con atteggiamento incomprensibile, Comé aveva invece spossessato i Glarey privandoli del godimento dell'immobile e delle sue pertinenze, appropriandosi anche di tutti i loro beni presenti in casa, con un gravissimo danno che perdura ancora oggi.

Durante le indagini coordinate dal pm Pizzato, gli agenti dell'aliquota di polizia giudiziaria della Polizia di Stato avevano perquisito l'abitazione e posto sotto sequestro (a tutela) una serie di beni mobili appartenenti a Sophia Glarey e di cui Comé aveva cercato di appropiarsi: dall'esame delle fotografie realizzate dagli inquirenti, la donna si è accorta che Comé dopo aver cambiato le serrature si era dato da fare per svuotare completamente l'abitazione, privandola di ogni bene personale di padre e figlia.

Il 13 novembre 2023 il pm Pizzato aveva richiesto e ottenuto dal gip il sequestro preventivo dell'immobile, ma nonostante tutto questo calvario Sophia Glarey, assistita dall'avvocato del foro di Aosta Massimiliano Sciulli, si è vista ancora costretta ad agire in sede civile per riottenere il possesso della casa e poter tornare ad abitarla, cosa che è avvenuta solo nel maggio del 2024, a distanza di tre anni e tre mesi dall'esproprio violento e  fraudolento.

patrizio gabetti

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