Con nove voti contrari (Lega VdA, FI), 24 astensioni (UV, FP-PD, PlA, SA, RV, GM) e due voti a favore (PCP), l'Assemblea del Consiglio Valle ha respinto ieri una proposta di legge che contiene disposizioni contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere.
Depositata dalle consigliere del gruppo Progetto Civico Progressista Erika Guichardaz e Chiara Minelli il 17 maggio 2022, l'iniziativa legislativa intendeva dotare la Regione di strumenti per contrastare atti e comportamenti discriminatori negli ambiti del lavoro, della scuola e dello sport, prevedendo specifici progetti di formazione, la promozione di eventi culturali, gli interventi di sostegno alle vittime, l'attivazione di uno sportello di ascolto.
"Sicuramente questa proposta di legge, seppur riduttiva e parziale, è stata da stimolo all'azione dell'Amministrazione che sta già lavorando sul riordino della legge regionale 4 del 2013 con un approccio complessivo e multidisciplinare applicabile e più completo - ha commentato l'assessore alle Politiche sociali, Carlo Marzi (foto sopra) -. È infatti in corso un articolato processo di revisione che si concluderà con l'avvio dell'estate. Si tratta di un percorso partecipato con il supporto dell'Istituto di ricerca di Milano che porta con sé 50 anni di esperienza nell'ambito sociale e il coinvolgimento di enti, soggetti e attori sul territorio. Le azioni previste da sviluppare coinvolgono più assessorati: dalle politiche sociali alla sanità, dall'istruzione alle politiche del lavoro e ciascuno Dipartimento approverà con propri atti deliberativi le azioni da mettere in campo. La proposta di legge in discussione oggi prevede misure di accoglienza, protezione e sostegno alle vittime e introdurrebbe strumenti che al momento non sono stati direttamente assegnati alla Regione, ma che sono di competenza del Ministero, intervenuto con specifici bandi attraverso l'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziali). Anche la realizzazione di uno sportello di ascolto regionale comporterebbe una sovrapposizione alle attività già previste e finanziate a livello nazionale attraverso i Centri antidiscriminazione. Riteniamo opportuno proseguire con un intervento normativo che valorizzi il lavoro già avviato in modo partecipato e che si ponga in continuità con le linee guida nazionali e internazionali nel rispetto dei ruoli istituzionali, valorizzando il confronto. Auspichiamo che questo percorso condiviso possa trovare il più ampio consenso possibile al di là delle parti e delle primogeniture".